Vivere la preghiera è vivere l’intimità con il Signore e l’intimità mi permette di affacciarmi sull’eterno, assaporando, anche se in modo limitato e piccolo, il Mistero; l’intimità che si raggiunge nella preghiera del cuore vale, non per la sua durata, ma per la sua intensità. Mi affaccio a punta di piedi sull’eternità, Così come Mosè quando vide il roveto ardere e non consumarsi.
Non posso entrare in dialogo con Dio se ho della zavorra che mi impedisce la leggerezza e lo slancio. La zavorra non sono i nostri problemi, le nostre fatiche, le nostre sofferenze, quelle possono far parte anche della vita di preghiera; la zavorra è il peccato, l’invidia, la superbia, l’empietà, la falsità…
L’eternità, in un contesto culturale dell’usa e getta fa un po’ paura. Pensiamo che sia una durata che non finisca mai, qualcosa che di sovrasta. Non possediamo la categoria dell’eternità, siamo nello spazio e nel tempo, ma c’è un Uomo, Uno che divenne Uomo per parlaci di Eternità e per condurci sulla via per viverla con Lui. In Cristo l’eternità si è affacciata dal cielo, divenne storia e carne ed è proprio a partire da quella Carne che parliamo a Dio, lo diciamo al termine di ogni preghiera: «Per Cristo nostro Signore». La preghiera è quella realtà spiritale che fa da ponte, che congiunge il tempo e l’Eternità, il limite e l’Assoluto, l’uomo e l’Eterno, e, tutto, in un dialogo d’amore.
Pensiamo quando un bambino dice al suo papà e alla sua mamma: “Oggi sono contento, sono felice” in quel momento anche i genitori sono felici; ma anche quando dice sono triste, i genitori partecipano di quella situazione del figlio; anche Dio partecipa, è solidale con il vivere dell’uomo, non è impassibile, distante, straniero, ma è là dove l’uomo ride, piange, esulta ed è angosciato. Cercare di mettere in relazione la nostra vita con il mistero divino è fondamentale per la vita umana. Di Dio, anche se non sempre lo ammettiamo, abbiamo bisogno. Bisogno più dell’aria che respiriamo, del sole che di riscalda, dell’acqua che di disseta, della terra che di sostiene. Non possiamo farne a meno. Certo, molte volte sbagliamo mira, e confondiamo il Creatore con la creatura, il desiderio di senso e di infinito con le realtà che ci soddisfano nell’immediato e che non ci aiutano a diventare ciò che siamo chiamati ad essere Figli amati, fatti per Lui.
P. Giò – Loreto – Maris Stella