Sicuramente la parola intercedere può avere diverse risonanze nella nostra vita, noi vogliamo oggi particolarmente pensarla nella preghiera. Uno dei tanti modi di pregare è esprimere davanti al Signore le nostre necessità, ma l’intercessione è un passo ulteriore perché cerca non solo di tenere presenti i bisogni di coloro per i quali preghiamo, ma anche il punto di vista della Persona alla quale ci rivolgiamo.
Spesso vediamo che è il Signore stesso a scegliere un intercessore. Abramo viene reso partecipe dal Signore della situazione di Sodoma e Gomorra e quello che il Signore sta per fare, questo dialogo innesca l’intercessione di Abramo, forse quindi il Signore non solo informa Abramo, ma lo forma: donandogli la sua stessa compassione, il suo stesso amore. Quante volte anche noi siamo resi partecipi da qualcuno di qualche preoccupazione, di qualche assillo! Nel linguaggio umano la chiameremmo empatia: quindi non solo ci prendiamo a carico del problema e delle preoccupazioni della persona, ma ci carichiamo della persona stessa come il buon samaritano. Insomma, non ci carichiamo solo della situazione indicata da Dio, ma ci prendiamo cura di Dio stesso. Abramo si prende cura di Dio, Mosè non solo si prende cura del popolo d’Israele, ma si prende cura di Dio. Gesù, adoratore del Padre, si prende cura del Padre stesso, ma allo stesso tempo si prende cura di noi, intercede per noi presentando al Padre le nostre necessità.
Se lo Spirito Santo è l’ispiratore della preghiera, anche nell’intercessione è Colui che abita questo momento ci rende consapevoli delle preoccupazioni del Padre, ma allo stesso tempo ci “informa” e ci “forma” riguardo alle necessità degli uomini.
Giungiamo quindi all’importanza dell’intercessione nella nostra vita come i genitori devono pregare per il loro figli, così anche i figli devono pregare per i loro genitori. Durante l’ordinazione ai preti, tra i compiti pastorali, è affidata la preghiera per il popolo di Dio, ma anche il popolo di Dio deve intercedere per i propri sacerdoti.
Siamo chiamati tutti ad essere buoni samaritani: il Signore ci porta nella preghiera perché anche noi possiamo essere portatori di Lui, ci rende partecipi delle situazioni umane perché ci facciamo carico dei nostri fratelli e sorelle. Ci rende partecipi delle necessità dei presbiteri perché possiamo portarli nella nostra preghiera. C’è, insomma, una circolarità che potremmo chiamare dell’amore; esso circola liberamente e, come la preghiera, si fa carico di tutti. Vogliamo essere anche noi allora, buoni samaritani dell’amore, buoni samaritani della preghiera.
Adotta anche tu un sacerdote nella preghiera!
L’intuizione del nostro fondatore fu proprio di condividere la sua prima ispirazione: amare e far amare, riparare e far riparare il cuore sacerdotale di Gesù.