Ho conosciuto don Roberto quando avevo 14 anni e lui 25, perché ho partecipato ad alcuni incontri del Seminario Minore di Como, il “Gruppo Orientamento Ragazzi”. Sono stato al campo scuola dal tema: “Ti ha dato se stesso gratuitamente”, dove don Roberto era uno degli animatori insieme ad altri compagni di teologia.
Mi ricordo che una mattina, nel gruppo, era stato proposto di giocare a basket e tutti stavano cominciando a formare le squadre, mentre io mi sono messo da parte per non giocare. Don Roberto mi ha guardato e mi ha detto: “Gioca anche tu a basket” ed io ho risposto: “Veramente non sono capace”. E allora lui mi ha preso per mano e mi ha detto: “Ti insegno io. Se non sei capace, impari”. È stata una grande lezione: avere la certezza che non c’è niente di cui non siamo capaci se vogliamo essere capaci, se ci lasciamo aiutare da chi ci dona il proprio amore e aiuto fraterno.
Io, poi, sono entrato nel Seminario di Como nel settembre del 1994. L’anno dopo, in seconda superiore, ho avuto come assistente proprio don Roberto Malgesini. Mi ricordo un giorno in particolare – anche se sono tanti i ricordi belli di quello che abbiamo vissuto insieme: momenti di crescita, di dialogo, di fraternità – ma una sera lui mi ha visto particolarmente triste e mi ha detto semplicemente: “Vuoi fare con me una partita a calcetto”? Secondo me è stata la partita più bella di tutto il mio cammino, perché ho sentito quanto davvero siamo chiamati a vivere la partita della nostra vita e a non scoraggiarci quando subiamo un “goal”: possiamo ancora recuperare, pareggiare e poi vincere la partita.
Quando don Roberto era diacono, un giorno ci ha donato la sua riflessione nell’omelia della Santa Messa: era la prima volta che lo faceva in Seminario. Dopo aver letto il brano di Luca al capitolo 6:: “Se amate soltanto quelli che vi amano che merito ne avrete? Se date soltanto a quelli dai quali sperate di ricevere il contraccambio che merito ne avrete? Fanno così anche i pubblicani e i peccatori. Quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro che è nei cieli”, ha iniziato dicendo subito: “Vi chiedo scusa, perché leggerò quasi tutta questa omelia, perché sono le prime omelie che faccio, quindi ho bisogno ancora di poter guardare il foglio, di poter leggere”. Questa sua grande umiltà ci ha aiutati a seguire bene tutto e a comprendere che davvero la chiamata ad essere misericordiosi è per tutti, perché la misericordia è una possibilità: il Signore non ci chiede qualcosa di impossibile, ci chiede qualcosa di possibile, e questo è bellissimo.
Quando noi studenti del Seminario minore tornavamo in famiglia, solitamente l’ultimo fine settimana di ogni mese, don Roberto si è proposto di accompagnare noi della Valtellina, guidando lui il pulmino del Seminario. Io ero l’ultimo da accompagnare, il più lontano, e don Roberto era costretto a fare un tratto di strada in più per poi tornare a casa sua. Ma è sbagliato dire: “costretto”, perché lo faceva “più che volentieri”.
Grazie, don Roberto, per tutto l’amore gratuito che mi hai donato e perdonami per non averlo sempre corrisposto.
P. Roberto – Casa Maris Stella – LORETO (AN)