Il profeta Zaccaria ci ricorda che, quando il popolo d’Israele attende la venuta del Messia, promesso dai Profeti, immagina subito un uomo grande e vittorioso, che possa fare la guerra ai suoi nemici, che possa ristabilire la pace, quindi un condottiero potente. Un re come lo immaginiamo noi: seduto sul trono, che comanda a quelli che ha sotto, che sconfigge i nemici perché restino soltanto i buoni. E, invece, vediamo che il re promesso dai profeti è un re di giustizia e di pace, il contrario di quello che si aspetta il popolo. È un re e umile di cuore, che vuole umiltà e la mitezza, essere piccoli, perché solo così si può trasmettere veramente la pace. E lui non sarà neanche un re che dominerà su una nazione o su un popolo soltanto, ma sarà un dominio che abbraccerà tutto l’universo.
Ed è bello come inizia questo brano di Vangelo, dove Gesù fa una lode al Padre suo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Anche noi dobbiamo desiderare di far parte di questi piccoli, di quelli che sono umili e miti, perché l’umiltà e la mitezza sono le due virtù che aprono il nostro cuore ad accogliere e a far fruttificare i doni dello Spirito Santo.
In particolare qui parliamo della sapienza, ma anche gli altri sono raccolti tutti nell’amore, lo Spirito Santo d’amore, perché il vero sapiente non è colui che sa tante cose (è giusto sapere tante cose, perché non bisogna essere ignoranti. È bello anche aver studiato ed è bello sapere tante cose per poter essere capaci di rispondere quando gli altri si domandano), però se ci dimentichiamo la cosa più importante e più fondamentali per la nostra vita, sapere tutte le altre cose non serve più a niente. E la cosa più importante e più fondamentale è riconoscere, nell’umiltà e nella piccolezza, che io, senza Gesù, non sono niente, sono come un ramo staccato dall’albero, che è destinato a seccare.
Ce l’ha insegnato Santa Margherita Maria Alacoque. Nelle litanie del Sacro Cuore, a un certo punto si prega: “Cuore di Gesù, re e centro di tutti i cuori, abbi pietà di noi per tutte le volte che non abbiamo voluto che tu venissi a regnare su di noi, che abbiamo cercato altre strade, che ti abbiamo lasciato fuori dalla nostra vita, che non ti abbiamo seguito. Abbi pietà di tutti quei popoli che non ti vogliono come Re, che preferiscono fare di testa loro, preferiscono cercare loro chi li governi, decidere qual è la strada giusta da prendere, cosa Dio deve fare”. Allora la volontà di Dio non è più quella di Dio, ma la volontà dell’io, la mia volontà, preferisco fare quello che voglio. E un’altra litania dice: “Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione, abbi pietà di noi. Per tutte le volte che abbiamo cercato la consolazione dove non c’era, dimenticando che tu solo sei fonte di vera consolazione”. Allora abbiamo capito dove troviamo la consolazione, dove troviamo il nostro Re Gesù.
“Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi farò riposare”. Venite a me. Dove? Qual è la strada da percorrere? Andare da Gesù. Andare da Gesù che troviamo in Chiesa, nel Tabernacolo, nel Santissimo Sacramento, nella Sua Parola. Andare da Gesù che trovo nella mia Famiglia, nei miei Parenti, Amici, Colleghi di lavoro, Compagni di scuola, Superiori, che trovo in ogni Persone che incontro ogni giorno sul mio cammino, perché lì troverò riposo. Perché se noi non andiamo da Gesù, vaghiamo di strada in strada e siamo sempre agitati, e non troviamo riposo. E da Gesù si va così come si è. Certo, quando è possibile, celebro il Sacramento della Riconciliazione. Ma ogni giorno siamo chiamati ad andare da Gesù. E da Gesù si va così come si è. C’è una bella preghiera che dice proprio così. È Gesù che parla: “Amami come sei. Se aspetti di essere perfetto non mi amerai mai”. Amami come sei non vuol dire che devo restare così e non mi devo impegnare per migliorare, ma per imparare a migliorare, prima devo andare da Gesù così come sono, anche se ho un cuore di pietra, ricordandomi che le pietre, quando stanno sotto il sole, pian piano si riscaldano, e anche il mio cuore di pietra se va da Gesù e resta accanto a Lui, pian piano si riscalda e diventa un cuore di carne, un cuore vivo, capace di amare.
Andare da Gesù, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura che abbiamo ascoltato, perché possiamo mettere a frutto i doni dello Spirito Santo. Perché se non si va da Gesù si rischia di continuare a seguire i desideri della carne e i piaceri del mondo, che non ci aiutano a far fruttificare i doni dello Spirito Santo. Noi lo Spirito Santo lo abbiamo ricevuto e nessuno può dire il contrario. Cioè, può dirlo, ma dice una cosa falsa. Lo abbiamo ricevuto nel Battesimo, alcuni nella Cresima, io nell’Ordinazione, scende sempre durante la Messa e ogni volta che ci Confessiamo, ma se chiudiamo le porte allo Spirito Santo e continuiamo a seguire i desideri della carne, lo Spirito Santo non porta frutto.
Splendido come conclude Gesù: “Il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero”. Nessuno è qui oggi a dire che le croci e le preoccupazioni della vita non sono pesanti. Lo sappiamo. Ognuno ha avuto, ha e avrà le sue. E nessuno vuole giudicare la loro pesantezza: non posso dire: “Quello piange, sì, ma non ha ancora pianto quanto me”. Preghiamo per tutte le situazioni gravi e difficili: è giusto. Ma nessuno può giudicare quello che vive l’altro. La partecipazione alla Passione di Cristo ognuno la vive con la sua sofferenza personale.
Se sto con Gesù, se vado da Gesù, se vivo vicino a Gesù, con Lui il mio giogo è dolce e il mio peso leggero. Nel Salmo abbiamo pregato: “Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto”. Ci credo, e davvero, Signore, benedirò il tuo nome per sempre.