21 GIUGNO 2020 – XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – anno A

Questo brano di Vangelo inizia proprio con un’ esortazione bella: “Non abbiate paura”. Questa esortazione ritorna 365 volte nella Bibbia. Anche se al tempo in cui è stata scritta la Bibbia l’anno non è calcolato in questa maniera, oggi vuole dirci che non c’è nessun giorno dell’anno in cui siamo chiamati ad avere paura.

Viene spontaneo dire una cosa, essere sinceri con il Signore. Ci sono stati tanti momenti della nostra vita in cui abbiamo avuto paura. Ci sono stati tanti momenti di quando eravamo bambini che abbiamo avuto paura: magari erano paure anche soltanto immaginarie, passeggere. Poi ci sono state le paure da ragazzi, da giovani: la scuola, le paure delle prime relazioni. Ci sono state le paure da adulti: la paura della malattia, la paura della morte. C’è stata la paura, in questo tempo che stiamo vivendo, e forse c’è ancora, del coronavirus, di questa pandemia.

Quindi dobbiamo essere sinceri con il Signore, che ci esorta a non avere paura. Noi abbiamo avuto paura, e abbiamo paura anche oggi. Allora è importante ascoltare il Signore che dice di non avere paura degli uomini, di coloro che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima. Piuttosto avere paura di colui che ha il potere di far perire l’anima e il corpo nella Geenna.

Noi siamo chiamati a non avere paura, perché il Signore è al nostro fianco come guerriero forte e valoroso: questo lo dice anche Geremia nella prima lettura. “Non avere paura – dice il Signore – perché io sono con te. Io sono al tuo fianco. Io sono con te per proteggerti. Io sono con te per salvarti”.

Forse dopo tutto questo periodo, dopo tante preghiere, tanti pianti, tante offerte delle nostre vite, siamo qui a dire che è difficile credere che il Signore è con noi, che il Signore è al nostro fianco come guerriero prode e valoroso, che il Signore non ci abbandona mai. L’ha detto anche Gesù sulla Croce, ripetendo quelle parole del salmo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Ricordiamoci che Gesù, dopo aver detto questo, prima di morire sulla Croce, chiama ancora una volta Dio con il nome di “Padre”. “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. E, detto questo, spirò.

La preghiera è vera soltanto se riconosciamo di essere figli di un Padre che ci ama e che non ci abbandona mai. Gesù non avrebbe mai detto: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”, se fosse stato convinto davvero che Dio l’aveva abbandonato. Non affideresti mai la tua vita nelle mani di chi ha deciso di abbandonarti, di lasciarti, di chi ha deciso che non vali niente. Tante volte siamo noi a pensare che non valiamo niente. Gesù, nel Vangelo, ci ripete: “Non abbiate timore, perché valete più di molti passeri. Voi valete”.

Allora, anche se in questo tempo davvero abbiamo avuto, e ripeto, abbiamo ancora paura, e ci siamo sentiti anche abbandonati dal Signore, chiediamogli la grazia di saper guardare oltre il pensiero logico e umano che abbiamo. Dobbiamo essere certi che, anche se oggi il coronavirus ancora non è andato via, se ci sono ancora contagi, se qualcuno muore ancora, se le malattie che abbiamo non sono passate, se le persone con le quali volevamo fare pace non ci hanno più accolto, se ci sono situazioni che non siamo stati capaci di mettere a posto, però, se non avessimo pregato con il cuore e non avessimo abbracciato con amore la croce di ogni giorno per amore del Signore e per la Sua gloria, davvero saremmo perduti.